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La reciprocità nella relazione

E’ molto comune, quando si tratta di interazione uomo-animale trovarsi a guidare, a sottoporre l’animale in maniera più o meno “unidirezionale” alle attività che abbiamo pensato per lui.

Immaginiamo una passeggiata con il cane, spesso al guinzaglio, o perché in luoghi non adatti all’interazione in libertà, oppure perché per mancanza di fiducia o relazione non si è sicuri di riuscire a controllarlo o a proteggerlo in caso di necessità.


Nell’impiego convenzionale del cavallo, le attività sono per lo più imposte, ma anche il semplice momento di riposo, ad esempio il farlo brucare su un prato con capezza e lunghina, spesso avviene con tempi e modi decisi e determinati dall’uomo, lasciando poco spazio ai ritmi e alle esigenze del cavallo.


D’altra parte, lasciare agli animali con i quali interagiamo iniziativa e libertà spesso si traduce nel diventare spesso spettatori passivi delle loro attività, supervisionarli con un certo distacco, senza un reale coinvolgimento attivo da parte nostra al di la di qualche momento di gioco. Penso al cane libero nel parchetto recintato per cani o nel giardino di casa o al cavallo lasciato al paddock.

Ma è possibile un qualcosa di diverso? Una partecipazione attiva e reale e reciproca nelle rispettive attività?

Proviamo a pensare cosa significa condividere davvero un’attività e sperimentare quanta energia e presenza psicofisica richieda.

Qualche giorno fa, Adele ha sperimentato una esperienza di profonda condivisione del pascolo con la puledra Querida.


Dopo una prima fase di avvicinamento in libertà, in cui l’ha affiancata gradualmente, Adele le ha messo una capezza e ha continuato ad interagire con lei, secondo modi e tempi suggeriti dal suo sentire. Si è coinvolta attivamente nel brucare della cavalla, accucciandosi a fianco a lei, totalmente presente a ciò che la circondava, a se stessa e all’animale.

Seguendola e assecondandone i movimenti, ha frugato con le mani le erbe che la puledra stava mangiando, studiandone consistenza e profumo e soffermandosi sui particolari.

A tratti poi ha guidato la puledra in spostamenti che presupponevano un coinvolgimento attivo dell’animale, suscitando l’interesse della cavallina con enfasi e teatralità.

Spesso l’enfasi e la teatralità servono a distogliere l’attenzione da noi stessi e a centrifugarla sull’attività in cui vogliamo coinvolgere chi ci sta intorno, sciogliendo tensioni e dando spazio alla comunicazione empatica.



E così, ai piedi del melo, abbiamo immaginato fosse atterrato un uccello variopinto bellissimo da andare a guardare; la recinzione è diventata un punto da raggiungere per trovare un cesto di frutti buonissimi; una parte del paddock un’ area nuova ed interessante da esplorare.

Il bilanciamento delle attività reciproche ha fatto si che si creasse una profonda intesa e fiducia tra la ragazza e la puledra tanto che poi, quando finita l’esperienza Adele le ha tolto la capezza, l’interazione è stata molto diversa da quella iniziale. Si era creata una complicità, un forte collante che ha generato uno stare insieme rilassato e sereno.



E’ stata una full immersion di un' ora, contornata da una miriade di specie animali e vegetali diverse che hanno fatto da palcoscenico, co-protagonisti e colonna sonora.

Un’esperienza semplice ma ricca, che ha dato ad Adele il senso profondo dell’interagire attivo, nel quale si da se stessi, il proprio tempo, la propria disponibilità, creando i presupposti per uno scambio etico ed equilibrato, senza imposizioni. Il suo commento alla fine di questa intensa ora, è stata la sensazione di essere uscita da una bolla, da una dimensione di estrema connessione con se stessa, il cavallo e la natura. Insieme ci siamo soffermate a riflettere su quanta poca consapevolezza e contatto con la realtà – interna ed esterna - ci sia nelle nostre routine quotidiane.

Questo è EquIncontro Natura!!!!!!!!!!!!! :-)



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